(Rino Mele, Salerno, 1981)
Dalla rivista
Campo - aprile/giugno 1981
6 anno II 1981
"Appunti per una semiologia dell' 'interno'
(soprattutto nella ricerca italiana)
di Enrico Crspolti
"...Riviello costruisce le proprie immagini d'evocazione lirica su una trama, di disposizione quasi narrativa, di rilevamenti semiologici di 'interni' a lui strettamente domestici, attento a tutti quei dati iconici e segnici che restituiscono peculiari spessori antropologici, rispetto ai quali Riviello riconosce una propria intima pertinenza.
Dal libro
"CRONACHE"
Attraverso l'arte contemporanea nel Mezzzogiorno
di Massimo Bignardi
Edizioni ASIR, Pontecagnano (SA) - La Buona Stampa S.P.A. Ercolano (NA), 1987
12/II Gli "angoli" di Angelo Riviello
Due o tre "angoli" di casa e forse qualcosa in più. Forse due o tre angoli della memoria, del proprio vissuto, oggi segno che rivive in angol/azioni familiari, riproposti nei bianchi spazi della Galleria. L'autore è Angelo Riviello che ce li propone alla Galleria Taide di Salerno.
Al di là, c'è il fatto formale: il piacere creativo del trompe-l'oeil (le foto degli angoli della sua casa si ripropongono come "reali", giocando alternativamernte con quelle reali): le composizioni, sottili, delicate, in cui i significanti , spesso non evocano i significati.
Per alcuni aspetti molto simili agli assemblage cari al dada berlinese, ove il recupero dell'oggetto, assume il valore di riutilizzo, da parte dell'artista, della scena quotidiana.
E' anche un momento narrativo (di natura gnoseologica) che da anni è presente nella produzione artistica. Accenni si ritrovano in precedenti opere di Riviello, caratterizzate sostanzialmente da spunti autobiografici. Questa mostra offre anche lo spunto per riparlare della casa, in un periodo in cui tutto sembra sbiadito dagli eventi dello scorso novembre. L'intimità è resa pubblica: i grossi squarci nelle pareti offrono gli interni ancora fermi alla tragedia, con i segni della morte, ancora intatti nel loro aspetto di museo.
Museo della vita, di quella della famiglia, che fu, che è e che sarà. Si leggono le stratificazioni lasciate dalle generazioni: tutto motiva un ricordo, un momento, una persona. La grossa specchiera, ora sospesa nel vuoto delle macerie, troneggia in memoria della casa del farmacista o del professore.
Sono le case del Sud, di quel Sud che oggi è di cronaca e che malauguratamente si ripropone come tale.
Le opere di Riviello le ripresentano condensate in reliquiari moderni, come proprio passato, su cui fondare la speranza del futuro.
Riviello non accenna a commenti didascalici: la storia della sua casa (come luogo della memoria) si apre per intera, in percorsi che assumono a volte accenni Kistch, popolari, infantili, emotivi, carichi di quella tensione propria della tradizione. Il risultato: un percorso lungo decine di anni, forse la sua vita, ove riscopriamo una parte di noi. "Mazza e piv'se", " 'a freccia" rinnovano nel fruitore un passato non tanto remoto, oggi coperto dalla fantasia dell'era spaziale.
La casa è il punto della memoria, antica, silenziosa, stratificata; è il luogo ove ricercare il punto di partenza. La casa è anche il confine dei ricordi, degli affetti, oggi rituali antichi, per altri "miti del passato".
(Massimo Bignardi, Salerno, 1981)
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