Questo manifesto, che ha tutte le
caratteristiche (“concettuali”) di un “objet trouvé”,
è diventato casualmente, per me,
un’opera da realizzare, con il mezzo fotografico. Non l’ho cercato, ma
l’ho trovato affisso ad un muro vicino casa mia, così com’è, in un pomeriggio, mentre uscivo
per una passeggiata, tanto da ricordarmi, come manifesto, i “decollage” di Mimmo Rotella, senza
essere un decollage (dove l’artista
toglieva con i suoi strappi istintivamente voluti sui manifesti incollati e
accatastati l’uno sull’altro) e né tanto meno un “ready made”, per usare un altro termine in
uso nel linguaggio specifico e decodificato dell’arte moderna e contemporanea,
da riportarci ai primi lavori artistici dei surrealisti e dei dadaisti, agli
inizi del 900, creati, utilizzando e riciclando oggetti trovati. Tra questi
Duchamp, Cornell, Picasso, fino ad arrivare al dopoguerra con la corrente New
Dada, lungo tutto gli anni 60, con la Pop Art e il Nouveau Réalisme, diventando poi una
peculiarità nella ricerca concettuale negli anni 70
(la famosa sedia di Kosuth), con il Gruppo dei Fluxus e altre esperienze
similari e comportamentali. Tale manifesto (oggetto trovato?), modificato
casualmente da mani anonime e sconosciute, e forse dagli stessi attacchini, l’ho
semplicemente fotografato e messo in composizione nell’inquadratura, decidendo
di farne un’opera, per lo stimolo che mi ispirava nell’impatto visivo, senza
alcun intervento di carattere estetico o di manipolazione, se non puramente
mentale, su ciò che “s-oggettivamente” mi offriva nella mia immaginazione,
formazione socio-politica e culturale, e
in base ad una mia natura caratteriale, di uomo ma in questo caso,
soprattutto di artista, nell’uso di ogni mezzo tecnico espressivo, cercando di
ottenere il massimo con il minimo sforzo creativo.

"Senza Parole - Black & White ", 2009 -
fotografia digitale 70x100 cm. Edizione di 3 più prova d'autore
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