L'ECCEZIONE NELL'ARTE
"Fermaro i passi, piegaro o dismesero le braccia,
chiusero gli occhi,bandiro ogni propria atten-
zione e studi, riprovaro qualsivoglia umano
pensiero, rinnegaro ogni sentimento naturale,
e, in fine, si tennero asini..."
Filippo Giordano Bruno
Nelle regole, ciò che mi interessa di più è l'eccezione.
Lo spiazzamento, l'imprendibilità, l'imprevedibilità, l'impenetrabilità, l'inattualità, la provocazione, la trasgressione, il dubbio, sono solo alcune essenziali caratteristiche dell'eccezione che dovrebbero fare di un artista una specie di "Arsenio Lupin".
L'eccezione era la prima cosa che imparavo bene a scuola, senza mai dimenticarla. La regola, invece, quando venivo interrogato, rientrava in quella monotonia lamentosa recitata e forzatamente patetica del "non mi ricordo", che mi portava quasi sempre ad avere dei brutti voti.
In Arte è da non confondersi con l'originalità apparente a tutti i costi, forzosa e a oltranza, ma da fondersi interiormente con un proprio carattere (di artista). Non è da confondersi neanche con il cosiddetto "spirito di contraddizione", sarebbe quanto mai stupido e banale.
L'eccezione ha e può avere molti aspetti: può essere sottile, sofisticata, fascinosa, elegante, discreta, ironica, decisa, dubbiosa, romantica, sentimentale, polemica, poetica, provocatoria, forse aggressiva, a secondo il contenuto e l'idea da sviluppare e visualizzare, a secondo il contesto e le circostanze di una realtà, la cultura dominante, mass-mediatica e politica, economica e religiosa.
Una cosa è certa, che nella sua impertinenza è quasi sempre pertinente. L'eccezione è sulla difensiva. Nel gioco degli scacchi è rappresentata dal nero: si difende attaccando.
Per principio (per come la intendo io), non ama la facile pubblicità, l'invadenza, la volgarità, l’arroganza, la prepotenza, l'ignoranza, soprattutto dei "forti" e degli stupidi, e forse le ama come azione consequenziale di alcune situazioni ed ovvietà stressanti e frustranti che incontra nello specifico del proprio cammino.
L'eccezione dovrebbe dare e da (per me) la linfa necessaria per creare e per vivere intensamente, in una dimensione artistica "atemporale", continua,"eterna". Una eccezione che dia anima e corpo alle cose,alla vita, alle opere (o anche apparentemente, solo anima o solo corpo), e che abbia lo spirito e la forza di un suo autentico “nomadismo”, di una sua resistenza all’impasse, e per “sopravvivere” nell’emergenza,di una sua tendenza all'adattabilità e all'invenzione di altri luoghi e di altre storie, oltre alle già preesistenti storie e luoghi deputati, in rapporto a un dato territorio e nei confronti di una data situazione, sia essa nazionale, europea che internazionale. Al tempo stesso però, giocando con naturalezza a “nascondino”, nel momento in cui si "accampa", è pronta a “fuggire”, e l’eccezione è puntuale alla “fuga”, quando rischia di intrappolarsi nell'ovvietà di un luogo comune, nella tomba dell'obsoleto.
L'eccezione è un canto alla libertà di pensiero, alla libera ricerca artistica, alla fantasia, alla creatività, all’intuizione, a un'etica dell’arte, alla poesia, alla continuità, al mistero, alle più svariate analisi e interpretazioni di una realtà, di potere e ai margini. Per questo e altri aspetti che ha la vita difficile. Si pone tra il magico - passionale e il razionale, tra l’ideale e il reale, con prevalenza ora dell’uno e ora dell’altro aspetto. Ora con estrema difficoltà ed ora con disincantata disinvoltura e semplicità di un bambino o di un funambolo. E' contraria ai soprusi, all'intolleranza, all'oscurantismo, all'ipocrisia, al bigottismo, alla tirannia, alla demagogia, al dogma, al terrorismo, al pericolo della stupidità umana (la mia stupidità), sempre in agguato nell'inconscio e sempre in bilico sul filo di una lama,tra “il sacro e il profano”.
Fa gola a molti per la sua tendenza ellittica, erotica ed eretica, e al tempo stesso fa paura (mi fa paura), poiché per la sua irrequietezza, potrebbe generare una sorta di "non tranquillità", un'inquietudine permanente, intesa però, come "non assuefazione"e come una forma estrema di ribellione alla cecità umana, e nell'ambito artistico, all'insegna (forse) di una qualità, di un'etica e di una verità dell’arte,
al di là dell'appartenenza a un genere o all'uso di determinati media.
Certo non è semplice avere coraggio per sopravvivere, reagire e sfuggire alla noia mortale e alle insidie continue e logoranti del luogo comune, poiché da potenziali schizoidi, si rischia di sconfinare in un territorio sconosciuto alquanto noto (forse)senza ritorno, in cui “…andranno gli omini e non si moveranno,parleranno con chi non si trova, sentiranno chi non parla..." (1): la pazzia; in ultima analisi,come l'unica alternativa possibile di libertà al male, e come recupero naturale (forse), di una purezza e di una verginità inquinata, perduta, per ritrovare un'ennesima dimensione con lucidità e coscienza, fino a sfidare la morte.
C'ero anch'io, quando ritrovarono il corpo del Caravaggio, morto solo e abbandonato su quel tragico litorale tirreno, e quando impotente assistetti alla morte di Giordano Bruno, bruciato vivo sul rogo con la lingua in giova, in Campo dei Fiori a Roma, e quando incuriosito, vidi arrivare a Campagna (la Civitas), Giulio Romano, su un'elegante carrozza, invitato e portato da Melchiorre Guerriero, “strappato” a Raffaello, dalla corte dei Papi, attratto dalla città, come "una delle meraviglie antiche..." (2), e pensando al tempo stesso, su incarico della Curia, a un suo ridisegno urbanistico. Ancora più incuriosito, vidi arrivare Juan Caramuel y Lobkowitz a dorso di un mulo con la sua "Arca Santa"(a) per le strette vie della Città "Invisibile", inviato (pare) per punizione, quasi in esilio da Papa Alessandro VII.
Mi riempì di tristezza, misto a rabbia, quando da alcuni amici parigini seppi della morte di Modigliani,che si suicidò lentamente alcoolizzandosi, e della morte di Van Gogh che si sparò un colpo di rivoltella dopo essersi tagliato un orecchio, ponendo fine entrambi al loro disperato bisogno di affetto e di comprensione e alla loro disperata solitudine. Appresi dai giornali e da Radio Londra che il poeta Jakob van Hoddis (che imitando il filosofo Tommaso Campanella, il quale, alcuni secoli prima, si finse pazzo, in carcere a Napoli, per sfuggire alla Santa Inquisizione), nella Germania nazista trovò la libertà in un manicomio, e che Majakovschij morì suicida nella Russia bolscevica post rivoluzionaria, e che Mejerhold (con il suo Teatro) sparì nel nulla, e così via, fino ad arrivare a Pier Paolo Pasolini, morto per mano di uno dei suoi “ragazzi di vita” delle borgate romane, nell'Italia democratica post risorgimentale e post fascista degli anni settanta.
Angelo Riviello (Moscato)
(1) Leonardo da Vinci "Il Diluvio"
(2) Giorgio Vasari "Vita dei più eccellenti pittori, scultori e architetti (versione integrale)-Tascabili Economici Newton
(a) Tipografia
p.s. Testo di auto-presentazione scritto nel 1987, riveduto e corretto nel 1995, nel 2001 e nel 2004.
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