mercoledì 18 maggio 2011

Anni 2000 - In occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia-1861/2011


"Il cranio del marchio di lombrosiana memoria "- 2010-2011
"Eroe/Patriota-Patriota/Eroe ", 2010

"Eroe/Patriota-Patriota/Eroe ", 2010 - part.

"Italia (cosa) Nostra onlus"
Si tratta di un gioco di parole, non a caso, tra "Italia Nostra" che è un'associazione nazionale (molto conosciuta), preposta alla salvaguardia del nostro patrimonio storico-artistico e monumentale, con un'altra Italia: quella delle mafie, famosa con il termine di "Cosa Nostra". Immagine riprodotta su un fondo con i colori della bandiera nazionale.

"Italia (cosa) Nostra onlus ", 2011 (bozzetto progettuale per una grande installazione)

"1861 - 2011 - Saluti da Caserta ", 2011

"Incontro a Teano ", 2011

"Incontro a Teano ", 2011 - part.

"Centocinquanta la gallina canta...", 2011

"Senza Parole 1" -"Con la cultura non si mangia?" - "Senza Parole 2" - "La Banda degli onesti: Con la cultura non si mangia!"

Con la celebre, nonché arrogante e pericolosa frase del ministro Tremonti che ha fatto il giro del mondo (con la cultura non si mangia) il mio pensiero è andato ad alcuni protagonisti che hanno fatto la storia del cinema italiano Alberto Sordi nel film "Un'americano a Roma", girato forse ai tempi in cui Renato Carosone scrisse e cantò per la prima volta "Tu vuo fà l'americane..." e il grande Totò, nel film "La banda degli onesti", maschera naturale di quella Napoli dalla fame atavica (con il suo missionario-maschera Pulcinella) e guarda caso interprete con altri due napoletani: Peppino De Filippo e Giacomo Furia...
La banda degli onesti allude anche all'attuale banda che ci governa, che nulla ha a che fare con i nostri amici napoletani che fabbricavano moneta cartacea falsa, arrecando un minimo di danno (forse) al signoraggio bancario, ma non ai comuni cittadini, come avviene quotidianamente..ad opera di chi dovrebbe governarci...

"Senza Parole 1 ", 2011

"Senza Parole 2 ", 2011

"Fuga da Ercolano? No...dall'Italia!!!"
Questa immagine con i due atleti in corsa di Ercolano, mi ha suggerito in pieno la realtà tragica che vive il nostro patrimonio storico (dopo il crollo della Casa dei Gladiatori di Pompei), con quella voglia irrefrenabile di scappare via dall'Italia (portandosi dietro tutte le opere d'arte) come in effetti avviene da svariati anni, con la fuga dei cervelli e dei giovani, ma anche dei non più giovani e mai come nel momento attuale. Una fuga strategica, potrebbe anche essere l'occasione buona, per evitare le ipocrite e pompose celebrazioni e commemorazioni nel 2011 dei 150 anni dell'unità nazionale...per poi rientrare e agire come Ulisse a Itaca, secondo il racconto di Omero che conosciamo molto bene...

"LUCE! LUCE! -  White, Red, Green - Italy ", 2007


Titolo. “L’Ultima Cena di Via Tuscolana” , 2011

Introduzione

La “musa ispiratrice” di questo progetto è stata una certa realtà che si respira oggi un po’ dovunque, nella trasformazione repentina, quasi da trauma, che ha cambiato la vita degli italiani, in questi ultimi dieci anni, nel passaggio dalla lira all’euro, e nel non avere adeguata la nuova moneta alla vecchia lira.
Tale disagio, si sente soprattutto nelle grandi città del nord, dove vivere e sopravvivere, diventa ogni giorno sempre più un’impresa, un lusso. Sembra quasi di andare verso una cattività, verso una costrizione del vivere, nei rapporti interpersonali tra i cittadini “messi in castigo”, “in isolamento”, per non dire in alcuni casi “agli arresti domiciliari”, all’insegna del “sacrificio per amor patrio” e per giunta vessati e minacciati, messi come sono di fronte ad una realtà senza futuro e nell’impossibilità di adempiere, nel costante “presente”, ai loro doveri di cittadini, ai quali, forse gli si negherà finanche il
classico “pane e acqua” (il pane e l’acqua, due elementi fondamentali per la sopravvivenza dell’umanità).

(Angelo Riviello,  citazione tratta dal progetto: “…a pane e acqua?”, 2009,
 per “Pubblicinvasioni –In Transito”, Potenza, 2009 –

“Con la Cultura non si mangia!”
(Giulio Tremonti, ministro dell’economia)

Un ministro della repubblica italiana, per fare tale affermazione (tra il serio e il faceto?)  non credo che sia stato trasportato da un istinto incontrollabile portandolo a “tradirsi” e cioè a fare una “gaffe”.
Se lo ha detto, per motivare l’emergenza di una crisi nazionale e globale, con le sue drastiche misure, vuol dire che lo ha anche pensato, calcolato a freddo e ponderato molto bene, conscio di una realtà degradata, a cui hanno contribuito come politica di Governo, nel passaggio del testimone, tra false ideologie di sinistra e di destra, per continuare in nome di un “debito pubblico” (inventato dall'alta finanza con la collaborazione servile della casta politica) ad aggravare con tagli graduali interminabili, soprattutto in questi ultimi dieci anni, in tutti i settori della vita pubblica e sociale, quindi anche nei confronti della cultura, ritenendola un “superfluo”. Quando si dice cultura, in questo caso specifico, si pensa alla ricerca scientifica, all’arte, alla letteratura, al teatro, al cinema, tutti argomenti inutili per i nostri governanti, passati e presenti. Il merito del ministro Tremonti è di averlo detto ìn modo chiaro e diretto, negando un futuro alla nazione, senza ipocrisie e mezzi termini per giustificare i tagli feroci perpetrati ai danni, si della cultura, ma nei confronti della maggiore economia italiana: il turismo culturale. Lo ha detto come portavoce frontale di una politica liberista mediante un Governo (a sua volta portavoce di altri Governi precedenti) che ignora letteralmente una realtà italiana? Non credo. Tutto questo, unitamente ai continui tagli sulla scuola pubblica e sulla sanità, fa parte di un preciso progetto di pianificazione, per avere una comunità sempre più assente e disinformata, malata, incolta e senza memoria, senza identità, impreparata, incapace di fare analisi, di ragionare e di partecipare alla vita democratica di un paese: la negazione di un futuro.

Tutto questo, infine, a favore di un’elite perversa, buttando nel cesso un’identità e un’immagine colta di un’Italia, che durante il ventennio ha resistito al regime  fascista, e dopo la seconda guerra mondiale, ha ricostruito moralmente sulle rovine e sulla miseria post bellica, un futuro, attraverso l’arte e la cultura, soprattutto con il cinema di Cinecittà di Via Tuscolana a Roma, quel Cinema "povero", senza televisione degli anni 50 e inizio anni 60, che non poche lezioni ha dato al cinema di altre nazioni (soprattutto con il neo-realismo), come la Francia (con la stagione della nouvelle vague, anni 60 e 70) e gli stessi Stati Uniti con la ricchissima Hollywood…Ricordare quel cinema (soprattutto in Italia) anche con quelle pellicole (cosiddette minori) “meno impegnate” (disprezzate dalla critica di quegli anni) ha fatto sorridere nella miseria più nera, attraverso i suoi comici più famosi (ancora oggi), intere generazioni di italiani, fino ad arrivare ad altri esempi di un’Italia post 68, che resisteva e continuava a creare nella competizione internazionale. Oggi tutto questo non c’è più...
(A. Riviello, 11-settembre-2011)

L’Ultima Cena di Via Tuscolana”, 2011 -
Ambientazione audio / Installazione oggettuale / Azione











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